domenica 21 maggio 2023

L'abitazione nel XVI-XVII secolo

         

L'abitazione nel XVI-XVII secolo


[Cenni sullo sviluppo storico dell'abitazione abbasantese]



La maggior parte delle case era costruita secondo molto elementari schemi architettonici, con tecniche e materiali generalmente in uso sin dal precedente periodo medievale. La vita della gente comune era, in effetti, sempre la stessa: uguale la povertà, identiche le aspirazioni di persone prostrate dalla fatica e da ripetute pestilenze, analoghe le sofferenze di famiglie, non di rado sottoposte alle angherie del prepotente di turno o in balia di annate incerte, spesso siccitose e con raccolti devastati da ricorrenti invasioni di cavallette. 

        Ciò nonostante, in questi due secoli cominciarono ad emergere, dalla quasi indistinta massa popolare, individui occupanti qualche settore a livello locale della catena produttiva e commerciale e, quindi, legati in un certo modo, anche se nei gradini più bassi, alla classe di potere.
La casa di abitazione divenne per loro un modo attraverso cui distinguersi dal resto della popolazione ed un luogo dove ospitare, fruendo di qualche comodità in più, le autorità e le persone importanti con le quali entravano in contatto negli affari o semplicemente nel mantenere relazioni tra pari.   

        Questa dimora, pertanto, secondo le possibilità economiche del proprietario, si ampliò: al primitivo unico ambiente vennero uniti, affiancandoli in serie, spesso seguendo la linea della facciata, altri vani identici nella struttura e comunicanti tra loro. In ogni stanza venne prevista una finestra che, portando luce dall'esterno, favorì nuove attività da svolgere nell'intimità delle pareti domestiche, mantenendo tuttavia un adeguato grado di riservatezza durante l'eventuale presenza di ospiti illustri.   

        In tali edifici, all'interno ed all'esterno, gli architravi, gli stipiti, le soglie delle porte e i davanzali delle finestre furono realizzati, adoperando la trachite del Barigadu, con una lavorazione in alcuni casi liscia o spesso, in modo più accurato, artisticamente e finemente condotta con lo scalpello e arricchita di elementi decorativi, scritte e date.[1] 

Alcuni ingressi furono inseriti in una centinatura a tutto sesto che riproponeva la tradizione catalana dell'arco cosiddetto a dovelles e, a volte, vennero riparati da loggiati che, con colonne trachitiche di sostegno,[2] impreziosirono nella parte anteriore il prospetto dell'intero edificio.    

           Le abitazioni delle rimanenti classi sociali, pur essendo ancora in prevalenza costituite da un unico ambiente, risentirono in qualche modo dell'influsso artistico portato dalle nuove tendenze. Pertanto, ci fu qualcuno che aumentò lo spazio a disposizione del proprio nucleo familiare aggiungendo un nuovo vano a quello precedente e si concesse una maggiore vivibilità interna dotando l'edificio di piccole ed essenziali finestre incorniciate da piedritti, architravi e davanzali in blocchi di basalto semplicemente squadrati e rifiniti.      

        In molti casi, il paramento esterno mostrò, come nei secoli precedenti ed anche nelle case più importanti, murature verosimilmente a vista e, quindi, senza alcuna tipologia di intonaco: i vuoti venivano, allora, colmati con le scaglie derivate dalla sbozzatura dei conci inseriti in opera e con il fango utilizzato come impasto di riempimento durante le fasi della costruzione. La stuccatura in malta di calce tra pietra e pietra e tra ciottolo e ciottolo, e i rivestimenti di intere facciate che oggi vediamo negli edifici di quel lontano periodo, sono infatti quasi sempre parte di lavori di recupero, rafforzamento e valorizzazione estetica posti in essere in questi ultimi anni.       

        All'interno di ogni dimora, infine, continuò ad essere presente il focolare centrale, il telaio, il forno, la madia e, in un angolo, la mola asinaria. 


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Archivio fotografico



Abbasanta - Via Santa Caterina




Abbasanta - Via Cavour




Abbasanta - Centro storico [finestra demolita]




Abbasanta - Via Cavour




Abbasanta - Centro storico [ingresso demolito]




Abbasanta - Via Santa Caterina




Abbasanta - Via Santa Caterina




Abbasanta - Via Santa Caterina




Abbasanta - Via Santa Caterina




Telaio verticale ancora in uso in Barbagia

 

Abbasanta, 19 gennaio 201
[Revisione del 18 gennaio 2022]

 

Vincenzo Mattana        

Per contatti
abbasantesu@gmail.com       

 


Note


[1] Comparve spesso, negli architravi esterni delle case, il trigramma IHS che, secondo l'interpretazione della maggioranza degli studiosi, corrisponde alla trascrizione delle prime tre lettere del nome di Gesù in lingua greca. Per alcuni, invece, si tratta di un acronimo da sciogliere con la frase Jesus Hominum Salvator, cioè ‘Gesù salvatore degli uomini’, oppure da individuare nel motto In hoc salus, ‘In ciò la salvezza’.          
Correvano, infatti, tempi assai difficili: si sentiva in tutti gli strati sociali il desiderio di porre le famiglie sotto la protezione divina e si diffondeva, per lo stesso motivo, la pratica religiosa della venerazione del Nome di Gesù, rinnovata e sostenuta dall'Ordine dei Gesuiti di recente istituito.   


[2] Una fotografia di Thomas Ashby, Direttore della British School at Rome, documenta la situazione, nei primi anni del Novecento, degli antichi edifici prospicienti l'attuale Via Santa Caterina. Nell'immagine sono presenti i loggiati e, tra essi, in lontananza si individua quello relativo all'abitazione, appartenuta ultimamente alla famiglia Campra, ora acquisita dall'Amministrazione Comunale e destinata ad attività sociali e culturali.          
Il portico antistante non appare sorretto, come nel resto della via, da colonnine in trachite, ma da quattro puntelli in legno. Due di tali sostegni, per l'evidente “fuori piombo”, denunciano uno stato di incuria tanto palese da far ritenere compromessa la stabilità della costruzione e quindi la funzione di sostegno del manto in laterizio di copertura. 
Senza dubbio, il degrado della struttura ipotizzato dovette proseguire nel periodo successivo allo scatto tanto che, intorno alla metà del Novecento, era visibile, per crollo o demolizione della parte superiore, solamente il muretto di base lasciato in opera a delimitare, quasi trasformandola in un piccolo cortile, l'area frontale dell'edificio in questione prima occupata dal loggiato. 




Situazione prima del rifacimento





Situazione dopo il rifacimento

 

Il lavoro di restauro e rifacimento, così come appare al giorno d'oggi, pertanto sembra voler almeno in parte riproporre sotto l'aspetto monumentale il presunto aspetto dell'antico portico che, si suppone, doveva protendersi ed estendersi per un tratto anche sulla superficie occupata anteriormente dal palazzo adiacente.           


 


Situazione prima del rifacimento




Situazione dopo il rifacimento

Osservando, infatti, l'arco del portoncino di ingresso realizzato, secondo la moda catalana, “a dovelles”, si nota come l'originario fabbricato potrebbe essere stato diviso e in modo parziale demolito al fine di erigere, si ritiene negli anni dell'Ottocento, l'edificio a due piani visibile nella foto di Ashby e successivamente diverse volte modificato e riattato secondo le esigenze dei suoi proprietari. Con molta probabilità i lavori, causando inevitabilmente gravi danni alla struttura restante del loggiato, potrebbero aver determinato la decisione, magari provvisoria, di sostituire gli elementi portanti in trachite, forse anche ridotti in pezzi, con i certamente più disponibili ed economici puntelli in legno. È possibile che così si volesse rendere, anche se con risultati ovviamente poco durevoli, il portico fruibile, soprattutto nel periodo della festa patronale, quando veniva occupato, come tutti gli altri della via, dai venditori di mercanzie e prodotti alimentari provenienti dal territorio circostante.    

La fotografia di Thomas Ashby può essere rintracciata su Internet esplorando tra le sezioni del sito www.bsrdigitalcollections.it